Ricordate ciò che Pinocchio disse al Grillo Parlante?

«Canta pure, Grillo mio, come ti pare e piace: ma io so che domani, all’alba, voglio andarmene di qui, perché se rimango qui, avverrà a me quel che avviene a tutti gli altri ragazzi, vale a dire mi manderanno a scuola, e per amore o per forza mi toccherà a studiare; e io, a dirtela in confidenza, di studiare non ne ho punto voglia e mi diverto più a correre dietro alle farfalle e a salire su per gli alberi a prendere gli uccellini di nido.»

Forse è cominciato allora quel ‘sentiment’ che ha guardato alla scuola come il luogo dove non si impara nulla, si impara poco, si può fare a meno di imparare. Il luogo dove ‘si sta male’. O forse no. È cominciato altrove anche in pratiche educative continuamente sottoposte a riforme. O forse in quel pensare alla Scuola non come a un bene pubblico ma come una costosa voce di bilancio su cui intervenire. Con la grossa contraddizione che alla scuola si chiede, sempre di più, di essere il luogo fisico e relazionale dove oltre ad apprendere a leggere, a scrivere e a far di conto, impariamo a stare nelle relazioni e nella società.

Dopotutto, la scuola è il luogo, lo spazio e il tempo dove diventiamo cittadini.

È questa l’affermazione che dice ciò che deve stare alla base, ma deve porre anche l’altezza degli obiettivi di ogni ragionamento sulla scuola. È questo che oseremo con un pomeriggio di studio e confronto in cui cercare insieme i modelli, sperimentare le pratiche, trovare le parole/azioni di una scuola generativa di processi di apprendimento fondati su alleanze educative. Con la certezza che è da questo che dipende il nostro ‘stare al mondo’.

Casa Editrice “La Meridiana”

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